Don Tino dal Ciad

Don Tino dal Ciad

Don Tino

In Ciad ufficialmente i contagiati sono 23 (credo tutti in capitale) e non viviamo l’emergenza ma ci sono norme affinché non venga. Coprifuoco dalle 18 alle 6, riunioni proibite comprese quelle religiose come quella eucaristica o alla moschea. L’aeroporto é chiuso dal 19 marzo e così anche tutte le frontiere. I mercati settimanali, tanto amati e frequentati dalla gente, sono sospesi ed è più difficile trovare certe derrate alimentari che vengono da fuori (riso, cipolle…).

Per i contadini è più difficile anche vendere qualche loro prodotto. Si consiglia di stare a un metro di distanza e di non salutarsi con le mani (ma lo facciamo lo stesso, l’abitudine é troppo forte) le scuole sono ferme da metà marzo e non si ha nessuna idea di come saranno possibili gli esami di fine collegio come la maturità.
Naturalmente anche la scuola elementare cattolica di Keuni è chiusa. Il lavoro nei campi non prevede difficoltà legate al virus, vedremo quando inizieranno le piogge, se saranno regolari e se non ci saranno inondazioni. Per me aprile e maggio erano i mesi della conclusione dell’anno pastorale con battesimi, formazioni e assemblee dei giovani, campi d’amicizia per i bambini, incontri delle famiglie riunioni in diocesi. Quest’anno nulla di tutto questo. Celebro l’eucarestia solo a Keuni alle 6 del mattino e visito un anziano al giorno per portargli l’eucarestia. Si è in grande apprensione per l’incapacità del sistema sanitario a rispondere ad ogni emergenza che sia la malaria che uccide un numero grandissimo di bambini con meno di un anno che nessuno conta ogni stagione delle piogge, qui non abbiamo mai avuto ebola ma l’HIV è un grosso problema. Gli aiuti potranno essere senz’altro utili ma la mancanza strutturale della sanità li renderanno meno efficaci.

Penso che esistano situazioni nel mondo ben più difficili della savana africana dove vivo: penso alle periferie delle mega-lopoli indiane … Non riesco ad immaginare. Qui diciamo: speriamo non arrivi o si muore tutti. In realtà la popolazione è molto giovane, fa molto caldo, umidità a zero almeno fino a fine mese … Situazioni che non favoriranno il propagarsi del virus … Ma l’incognita di un futuro che non si conosce e non si può prevedere fa sempre paura.

La cultura ngambay non è molto proiettata sul futuro e questo li fa vivere meglio questo momento particolare, il fatalismo li aiuta a superare molti problemi, è così e basta non serve farsi troppe domande inutili. Anche la fede aiuta, Dio ci ha assistito nel passato lo farà anche questa volta. In internet gira un pana-africanismo razzista e anti-nord, sempre pronto a vedere complotti ovunque che vede in questa malattia una guerra chimica del nord per sterminare gli africani. É una reazione al colonialismo che non è ancora finito, alle ingerenze della Francia come degli Usa come della Cina negli affari africani, ma odio, razzismo e false notizie non sono lo strumento giusto per portare i paesi africani ad una vera, completa e definitiva indipendenza. Poi il covid ci insegna che in realtà nessuno è indipendente dagli altri … A tutti voi, tanto coraggio e tanta fiducia in Dio padre buono.

E come sempre Mbay si sesi!!!

Please follow and like us:
Follow by Email
Facebook
Youtube
Instagram
LinkedIn
Share