Le piogge, a Gagal, si sono fatte attendere

Le piogge, a Gagal, si sono fatte attendere

Le piogge si sono fatte attendere… ci scrive Martina, volontaria in Ciad:

I primi scrosci avvenuti nella seconda metà di aprile ci avevano fatto credere che, quest’anno, le piogge in Ciad sarebbero state puntuali: ovvero, avrebbero avuto inizio – seriamente inizio – fra maggio e giugno. Invece, quei primi scrosci non erano l’anticipazione di una stagione delle piogge che si stava preparando a giungere in orario, ma sono stati soltanto veicolo di una umidità sfiancante.

Le vere piogge sono giunte a metà luglio, in ritardo sulla tabella di marcia meteorologica e contadina. Io ero in procinto di rientrare in Italia per le mie ferie e, adesso, al mio rientro, ad accogliermi c’è un Paese nuovo. Le strade sono allagate, il mais è alto ai lati delle piste, il colore verde domina lo sguardo, gli animali hanno foglie in abbondanza da mangiare.

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Il Ciad è un Paese in continua trasformazione: è capace di vivere periodi di siccità profondissima e, dopo poche settimane, di allagarsi. Le persone, qui, si adattano ai cambi climatici, redistribuendo le loro attività quotidiane a seconda di pioggia, caldo e tempeste di sabbia. Quando piove, si aspetta che finisca. Quando fa troppo caldo, tendenzialmente fra mezzogiorno e le quattro del pomeriggio, non si lavora. Quando la sabbia inizia a sollevarsi, ci si ferma. Qualsiasi attività può essere ripresa semplicemente dopo.

In Ciad si deve imparare ad essere flessibili. Qui, le persone sono abituate a rimandare, a ritardare e ad aspettare. Nel periodo delle piogge, tutto dipende dal meteo. Se si vuole uscire a fare una passeggiata, si deve essere consapevoli che la strada potrebbe non essere ovunque accessibile. In auto è difficile spostarsi, pena l’alto rischio di impantanarsi. Bisogna scegliere bene i giorni in cui si lavano le lenzuola, si va nei campi e si organizzano le riunioni. Tutto potrebbe sempre saltare all’ultimo momento perché piove o ha piovuto.

La precarietà della vita ciadiana si impenna nel periodo delle piogge, rendendo la quotidianità ancora più instabile. Si spera che il raccolto sia abbondante; che non piova troppo, rischiando di danneggiare il mais; che piova abbastanza da far germinare il riso; che non ci siano temporali eccessivamente violenti, che possano mettere a rischio l’incolumità della gente. In un Paese che manca profondamente di infrastrutture e di misure di sostegno per le famiglie, spesso non si può far altro che affidarsi alla provvidenza.

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