Recensione del film L’Ospite Inatteso

Recensione del film L’Ospite Inatteso

Se ritornaste a casa dopo lungo tempo e la trovaste occupata da due abusivi irregolari, cosa fareste?
È quello che succede all’inizio del film L’Ospite Inatteso (2007) al protagonista Walter Dale, un professore universitario che ha appena perso la moglie e conduce una vita piuttosto anonima, che si ritrova in casa Tarek e Zainab, lui siriano e lei senegalese. Walter decide di ospitare la coppia e instaura un rapporto d’amicizia soprattutto con Tarek, attraverso il linguaggio universale della musica. Il messaggio del film infatti vuole essere, almeno nella prima parte, un invito ad essere aperti mentalmente verso le altre persone e le altre culture, una via che porta a fare nuove esperienze e accrescere la propria vita.

Ma il film mostra, oltre il lato umano, anche le difficoltà che è costretto a sopportare un immigrato in terra straniera ad essere accolto in quella che dovrebbe essere la terra delle opportunità.

Lo stato americano, come tanti altri, vede gli immigrati come numeri e potenziali minacce, senza indagare troppo sulle reali aspirazioni e sogni di quelle che alla fine sono solo persone, come tutti noi.

Il film è però raccontato dal punto di vista di Walter che invece ha l’atteggiamento opposto e cioè riesce a vedere al di là della nazionalità e riesce a entrare in contatto con l’altra persona, pienamente e profondamente. Perché alla fine è piuttosto semplice: ci vuole soltanto un po’ di apertura mentale.

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